La sedazione totalmente endovenosa era utilizzata già negli anni trenta, ma solo negli ultimi anni ha avuto un enorme sviluppo grazie alla diffusione di farmaci più favorevoli e l’introduzione delle pompe elettriche che permettono di modulare l’infusione dei farmaci impiegati.
La sedazione endovenosa porta in uno stato di rilassamento più profondo rispetto alla sedazione cosciente con il gas, ma tutti i riflessi come respirazione spontanea, tosse o soglia del dolore permangono e per questo motivo occorre somministrare l’anestetico locale, anche se di questa il paziente non sente più niente.
Mediante la sedazione endovenosa è possibile fare interventi lunghi e complessi in una sola seduta.
Il risveglio del paziente è immediato dopo la somministrazione di un antidoto che cancella il farmaco somministrato in precedenza per far sì che vengano riabilitate tutte le funzioni originarie della persona. In questo modo rimarrà solo un bel ricordo dell’intervento.
Al termine dell’intervento è necessario farsi accompagnare a casa da un amico o da un familiare.
La dimissione del paziente avviene a fine seduta odontoiatrica dopo un attento controllo della pressione, della frequenza respiratoria, della capacità di orientamento, e altri parametri.