La carie dentaria (dal latino caries, «corrosione, putrefazione») è una malattia degenerativa dei tessuti duri del dente (smalto, dentina) su base infettiva, che origina dalla superficie e che può procedere in profondità, fino alla polpa dentale. I batteri, presenti nella placca, attaccano il dente trasformando gli zuccheri in acidi con il quale intaccano prima lo smalto poi la dentina, dando luogo alla formazione di una cavità, che se non risolta, può ingrandirsi fino alla distruzione del dente.

Le carie si distinguono le carie in superficiali e profonde.

Nel primo caso si limita ad recidere parte della dentina e dello smalto interessati alle carie e a otturare il dente con materiali compositi estetici.

Nelle carie profonde vi può essere un interessamento della polpa del dente e allora si ricorre alla cura canalare detta anche devitalizzazione (endodonzia); in seguito si procede alla chiusura delle cavità  creatosi tramite l’utilizzo di materiali compositi.

Tra gli adulti si possono inoltre riscontrare carie che colpiscono direttamente le radici dei denti, quando queste risultano scoperte dall’abbassamento delle gengive (recessione gengivale). La radice del dente non essendo ricoperta dallo smalto dentale è infatti, più soggetta alla carie.

Da notare che la carie attacca indifferentemente e con la stessa intensità sia denti sani, sia denti precedentemente curati o devitalizzati. Il dolore perciò, nel caso dei denti, non è un segno di allerta attendibile e neanche un indice di gravità del danno: la soluzione è la visita periodica dal dentista che permette di verificare la presenza di carie superficiali che portano a un intervento meno invasivo e più economico.